Róma: római hagyományok (fórum)

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római hagyományok

Ezt a témát Huszákné Vigh Gabriella indította 3 éve

római hagyományok, és a hagyományok változása

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Huszákné Vigh Gabriella üzente 3 éve

2. San Giovanni Decollato e la sua confraternita

Terminata l’esecuzione, il boia riconsegnava il cadavere alla confraternita che si occupava anche della sepoltura. Se la testa non era già stata tagliata erano loro a questo punto a rimuoverla e a conservarla fino al 24 giugno, data in cui veniva data alle fiamme in occasione della festa di San Giovanni Battista.

Solo a chi, in punto di morte, aveva accettato il sacramento della confessione e si era pentito era concessa una sepoltura “cristiana”, nelle fosse comuni della Chiesa di San Giovanni Decollato. La frase in latino “Signore, quando vieni a giudicare, non condannarci” sui chiusini di marmo delle sette botole poste a copertura ne mantiene ancora viva la memoria.

Diversamente, gli immeritevoli dovevano essere portati al di fuori della città, nel terreno adiacente al Muro Torto, considerato un luogo profano. Vi erano poi dei casi estremi, di uomini ritenuti assolutamente indegni di giacere insieme agli altri, che erano quindi lasciati a decomporsi sulle rive del Tevere fuori dalla Porta del Popolo.

Ai condannati a morte restava comunque una sottile speranza, riposta ogni anno nel giorno del 29 agosto. Durante l’anniversario della decapitazione di San Giovanni i confratelli si riunivano per scegliere un singolo carcerato meritevole di riottenere la libertà. Questa votazione, espressa in delle urne contenenti fave nere o fave bianche rappresentava unica possibilità di salvezza dalla pena certa.

In seguito alla riconversione ottocentesca della confraternita in un semplice istituto di beneficienza il materiale documentario dell’istituzione venne versato al neo formato Archivio di Stato di Roma. Parecchi cimeli di inestimabile valore confluirono invece nella collezione della “camera storica” dell’arciconfraternita, adesso purtroppo non più visitabile perché danneggiata.

2020.11.30.

https://www.romatoday.it/eventi/cultura/san-giovanni-decollato-confraternita.html

Válasz

Huszákné Vigh Gabriella üzente 3 éve

San Giovanni Decollato e la sua confraternita
2020.11.30.
La Chiesa di San Giovanni Decollato e la sua confraternita

Storia del capolavoro del manierismo che fu la chiesa dei condannati a morte


Nel rione Ripa, alle spalle di via Petroselli, si trova in una via ad essa dedicata la Chiesa di San Giovanni Decollato, uno dei luoghi più lugubri dell’intera Roma.

La struttura, oggi quasi inaccessibile, è aperta solo in rarissime occasioni e nella ricorrenza della nascita di San Giovanni, il 24 giugno. Al suo interno, tra le opere manieriste del Vasari e di grandi artisti da lui scelti come Jacopino del Conte e Francesco Salviati, sono ancora sepolti i corpi dei condannati a morte nei secoli di dura legge papale.

Costruito nel sedicesimo secolo nell’area precedentemente occupata dall’antica chiesa di Santa Maria della Fovea (o della Fossa), l’edificio venne da subito assegnato all’Arciconfraternita di San Giovanni decollato. Il compito di questa associazione religiosa fiorentina, nata nel 1488 col nome di Compagnia della Misericordia, era quello di accompagnare ed assistere i condannati a morte nelle loro ultime ore, cercando di ottenerne un pentimento ed una confessione.

Il gruppo che si riuniva presso San Giovanni Decollato era particolarmente specializzato in questi compiti e diventò sempre più influente presso il papato. Inoltre il loro rapporto con i pontefici fiorentini attribuì ancor più potere e responsabilità alla confraternita, ponendo le basi per alcune delle idee della controriforma. Sempre per i suoi rapporti con la comunità fiorentina riuscì inoltre ad annoverare tra i suoi ranghi artisti del calibro di Michelangelo o di Antonio da Sangallo.

Nel giorno che precedeva un’esecuzione, i confratelli, celati dai loro mantelli neri, uscivano al calar della sera per recarsi nelle carceri di Tor di Nona e di Corte Savella, annunciando l’imminente spettacolo col suono di una campanella. Iniziava così la veglia notturna in cui i “confortatori” cercavano di portare a termine la loro missione principale. La confessione significava chiaramente anche la salvezza dell’anima, quindi ogni mezzo era lecito per raggiungerla. Minacce d’inferno, oggetti roventi puntati contro la pelle e metodi più blandi non escludevano talvolta anche il ricorso alla violenza fisica.

All’alba, scritto il testamento ed espletate le ultime formalità, iniziava una lunga processione per le vie della città. Al seguito del condannato, con le mani legate dietro la schiena, vi era una folla di curiosi e popolani ma anche di parenti e di adepti di altre confraternite. Alcuni confratelli di San Giovanni Decollato accompagnavano il corteo illuminandolo con le candele e cantando delle litanie mentre altri lo precedevano mostrando costantemente al condannato delle tavolette raffiguranti immagini sacre.


https://www.romatoday.it/eventi/cultura/san-giovanni-decollato-confraternita.html

Válasz

Huszákné Vigh Gabriella üzente 3 éve

I tre campanili scomparsi del Pantheon
2020.11.30.
Edificate dal Bernini, in epoca barocca c'erano due torri nel celebre tempio romano, demolite a fine 1800.
Sopra al frontone del Pantheon alcune stampe e fotografie antiche ritraggono la facciata con due torri campanarie. Oggi è probabilmente impossibile accorgersi di questa assenza ma i tre campanili furono rimossi nel 1894, in tempi quindi relativamente recenti, almeno per Roma.

I tre campanili furono edificati addirittura da Gian Lorenzo Bernini in epoca barocca ed infatti la loro demolizione destò parecchio sconcerto. Molto particolari, le "recchie d'asino", per chiamarle con uno scherzoso soprannome dell'epoca, erano decisamente fuori dai canoni classici del Pantheon. Nel 1270 già era stato edificato un piccolo campanile ma certo furono i successivi del Bernini a creare polemiche. L'architetto ebbe un rapporto travagliato con il Pantheon: fuse i bronzi che decoravano il frontone, le lettere della dedica, le tegole di bronzo della copertura e le travi del pronao. In quest'ultimo caso, avendole usate per San Pietro, accese una polemica con Pasquino che definì i Barberini "peggio dei barbari".
Dopo un restauro di fine Ottocento che ha recuperato l'antica dedica ad Agrippa, oggi il famoso tempio romano ha ritrovato l'armonia classica. Nessuna campana annuncerà la Messa di Santa Maria ad Martyres, per la felicità dei classicisti e la delusione di chi avrebbe voluto vedere questa particolare commistione.

https://www.romatoday.it/eventi/cultura/I-tre-campanili-scomparsi-del-Pantheon.html

Válasz

Huszákné Vigh Gabriella üzente 3 éve

Perché il Muro Torto si chiama così e perché è considerato un luogo infausto
2020.11.30.
Perché il Muro Torto si chiama così e perché è considerato un luogo infausto - Blog

da secoli che il nome di questo angolo di Roma si chiama più o meno così, e il motivo è sotto gli occhi di tutti, anche se in pochi se ne accorgono. Salendo da piazzale Flaminio, poco prima di transitare sotto il ponte che collega due lati di villa Borghese, ci troviamo davanti uno sperone di muro romano fortemente inclinato in avanti come se stesse per cadere da un momento all’altro.

In realtà quell’apparente equilibrio precario dura da circa venti secoli, già in epoca romana il muro esisteva ed era già inclinato. Si tratta probabilmente di ciò che sopravvive di una villa esistente ben prima la costruzione delle mura Aureliane che oggi costeggiano l’intero tracciato della via.

Da tempo immemore il Muro Torto è considerato un luogo infausto, infestato da spiriti e maledetto. Le leggende si susseguono e si sovrappongono, si crede che il muro si inclinò per causa di un fulmine che lo colpì il giorno esatto della crocifissione di Pietro che la tradizione vuole sia avvenuta al Gianicolo. Questa era terra sconsacrata, dimenticata da Dio, e qui erano seppelliti i condannati a morte, le prostitute e le donne di malaffare, e le loro anime, non potendo andare in paradiso, rimanevano ad aleggiare nella zona terrorizzando i passanti. Non a caso, nel medioevo le terre a ridosso del Muro Torto facevano parte della cosiddetta “Contrada del Muro Malo”.

Come detto, tra gli spiriti in pena troviamo anche quelli dei carbonari Targhini e Montanari decapitati nel 1825 dal boia di Roma, Mastro Titta, con l’accusa di omicidio. Quell’episodio è stato raccontato nel film del 1969 di Luigi Magni Nell’anno del Signore. Una targa affissa nel 1909 sul lato di porta del Popolo ricorda l’episodio con parole durissime nei confronti del papa che li avrebbe fatti giustiziare "senza prove e senza difesa".

Tra maledizioni e atmosfere infauste, non poteva mancare lo zampino dell’imperatore romano più odiato di sempre. La credenza popolare romana ha immaginato nientemeno che Nerone tra gli spiriti che frequentano il Muro Torto, le sue spoglie giacerebbero proprio nelle viscere della terra di questo luogo oscuro, che tutt’oggi mantiene un’aria in qualche modo sinistra.



https://www.romatoday.it/blog/romaneggiando/perche-il-muro-torto-si-chiama-cosi.html

Válasz

Huszákné Vigh Gabriella üzente 3 éve

La chiesa dell’Orazione e Morte e il cimitero dei morti affogati
2020.11.30.
La chiesa dell’Orazione e Morte e il cimitero dei morti affogati - Blog

In via Giulia dietro palazzo Farnese, nei pressi del civico 262, si trova l’insolita chiesa dell’Orazione e Morte dal nome dell’omonima confraternita che dalla metà del Cinquecento ha sede proprio qui. Se già non siete frequentatori di chiese per conto vostro, questo luogo non aiuterà a stimolare quella chiamata religiosa che forse ancora languisce.

Ad accogliervi troverete teschi, scheletri alati e clessidre a ricordarvi che il tempo fugge e che prima o poi tutti faremo quella fine. Quasi a prendervi in giro, uno di questi scheletri posto a lato del portale d’ingresso recita un macabro “Hodie mihi cras tibi” che significa “Oggi a me domani a te”. Fatevi coraggio, entrate e preparatevi a una piccola avventura. Cercate il sacrestano, o se siete fortunati, chiedete alla suora intenta a snocciolare il rosario, una piccola offerta e vi indicherà la cripta.

Vi accompagnerà davanti a un portone con una grande scritta che lascia pochi dubbi: “Cemeterium”. Da questo momento sarete probabilmente soli, sta a voi scendere nei sotterranei verso il buio e il mistero. Ad accogliervi teschi, femori e ossa di ogni genere, alcune arrangiate come decorazione di lampadari o a formare la grossa croce che domina una delle pareti di fondo. Il luogo ricorda la ben più famosa cripta dei Cappuccini di via Veneto anche se lì si perde un po’ di quel senso misto tra sacro e tenebroso a causa del via vai di turisti. In un angolo fa bella mostra di sé una sorta di libreria a scaffali dove, al posto di antichi volumi, sono sistemati, uno accanto all’altro, un gran numero di teschi, alcuni con inciso sulla fronte l’anno di morte e la causa del decesso.

Scopriamo, in questo modo, che la confraternita dell’Orazione e Morte nasce per dare degna sepoltura a quei cadaveri che secoli fa si rinvenivano in campagna oppure che morivano annegati nel vicino Tevere. Esseri umani poverissimi o di cui non si sapeva neppure il nome, raccolti pietosamente dai confratelli per custodirne gli umili resti. Uscendo dalla chiesa ci riempiamo volentieri i polmoni di aria fresca e ci rallegriamo della luce del sole, un angelo-scheletro vi saluta dalla facciata principale, è il custode di una cassetta per la carità che recita: «Elemosina per i poveri morti che si pigliano in campagna, 1694». Nonostante cadaveri da pigliare in campagna ce ne siano ormai pochi, la cassetta è tutt’ora aperta e pronta a ricevere il vostro caritatevole obolo.

https://www.romatoday.it/blog/romaneggiando/la-chiesa-dell-orazione-e-morte-e-il-cimitero-dei-morti-affogati.html

Válasz

Huszákné Vigh Gabriella üzente 3 éve

Il segreto dei sacconi rossi
2020.11.30.

I sotterranei della chiesa di San Bartolomeo all’Isola custodiscono un segreto poco noto in città. Nell’oscurità avvolta dall’odore di umido si nascondono antiche ossa e teschi. Sono i resti di povera gente morta annegata, i corpi senza vita depositati dalla corrente del Tevere sull’isola Tiberina. È la cripta della confraternita de’ Devoti di Gesù Cristo al Calvario e di Maria Santissima Addolorata, un nome forse troppo lungo e pomposo che il popolo di Roma ha abbreviato in confraternita dei Sacconi Rossi per via del saio rossastro che vestivano i confratelli.

Fu fondata verso la fine del Seicento per dare degna sepoltura a quei cadaveri, spesso senza nome, ripescati dal fiume. Negli anni il cimitero si arricchì di così tante sepolture che, con gusto tutto macabro, i confratelli decisero di abbellirlo con ossa e teschi in bella mostra, un’usanza non rara in città, come già visto nella cripta della chiesa dei Cappuccini a via Veneto e in quella della chiesa dell’Orazione e Morte a via Giulia. Con il trascorrere dei secoli la confraternita si estinse, forse complice la costruzione degli argini che hanno eliminato le alluvioni. Curiosamente la tradizione in qualche modo sopravvive.

All’interno dello stesso edificio trova alloggio la polizia fluviale impegnata al soccorso e a volte al recupero di povera gente annegata nel fiume, come facevano i Sacconi Rossi. In questo punto del Tevere esistono due rapide artificiali che non lasciano scampo a chi fosse stato trasportato fin qui dalla corrente. La cripta è chiusa al pubblico ma di tanto in tanto apre ai curiosi. Una di queste occasioni non poteva non essere il 2 novembre, giorno della commemorazione dei defunti. Quel giorno gli eredi dei confratelli preparano una breve fiaccolata notturna con tanto di cantilene e abiti tradizionali attorno all’isola, per poi lanciare dei fiori nel fiume a memoria di tutte quelle povere anime che qui hanno trovato la morte dall’antichità ai giorni nostri.
Da Roma perduta e dimenticata libro di Claudio Colaiacomo
https://www.romatoday.it/blog/romaneggiando/i-sacconi-rossi.html

Válasz

Huszákné Vigh Gabriella üzente 3 éve

Via Piccolomini e l'effetto ottico del Cupolone
2020.11.30.

Via Piccolomini e l'affascinante effetto ottico del Cupolone
Più ci si avvicina e più la Cupola di San Pietro si allontana. Ma perché questo avviene?

Via Piccolomini e l'effetto ottico del Cupolone


ai sentito parlare di via Piccolomini e dell'illusione ottica che qui si ha del Cupolone? Se Roma è bella tutta e stupisce, ad ogni angolo, ci sono giochi di prospettive che davvero non ci si aspetta e che lasciano tutti, grandi e piccini, a bocca aperta.
Via Piccolomini e il Cupolone

Tra queste, appunto, c'è quella di via Niccolò Piccolomini. Da questa strada, nel quartiere Aurelio, è possibile ammirare la cupola di San Pietro con un effetto ottico unico: più ci si avvicina e più il Cupolone sembra allontanarsi. Un mistero affascinante che ha reso via Piccolomini famosa in tutto il mondo.

L'effetto ottico si verifica non solo se la via si percorre a piedi, ma anche se si è in auto o sullo scooter. Non c'è da sorprendersi, dunque, se raggiungendo via Piccolomini si nota un via vai di persone a piedi o in macchina.
Ma perché questo avviene?

Nessuna magia, nessun mistero, solo un gioco di prospettive che inganna lo sguardo. Il Cupolone, avvicinandosi, sembra più lontano perché ambo i lati di via Piccolomini si trovano alcuni edifici.

Nei primi 50 metri della strada, l'occhio riesce a vedere solo la cupola, in tutta la sua grandezza, incorniciata dalle file di edifici a destra e a sinistra. Proseguendo lungo la via, poi, l'occhio inizia a percepire lo spazio in maniera diversa. Si inizia a vedere lo sfondo e lo sguardo ha una percezione nuova che, otticamente, sembra allontanare la Cupola di San Pietro.
Via Piccolomini e l'effetto ottico del Cupolone
„Anche una volta svelato l'arcano, andare a via Piccolomini per vivere questa illusione resta tra le cose da fare, più di una volta nella vita, a Roma. Non a caso la strada è segnalata in molte guide della Capitale, tra le esperienze da non perdere in città. “

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Válasz

Huszákné Vigh Gabriella üzente 3 éve

2. Cannone del Gianicolo che spara a mezzogiorno, tradizione romana

Insieme all'effetto ottico del Cupolone da via Piccolomini, lo sparo del cannone del Gianicolo è uno di quegli spettacoli a cielo aperto, totalmente gratuiti, da vedere almeno una volta nella vita a Roma.
2020.11.30.

https://www.romatoday.it/eventi/cultura/cannone-gianicolo-sparo-mezzogiorno.html

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Huszákné Vigh Gabriella üzente 3 éve

Cannone del Gianicolo che spara a mezzogiorno, tradizione romana
2020.11.30.
Come è nata la tradizione dello sparo. Il Cannone è sempre stato al Gianicolo? Tutto quello che c'è da sapere sul rituale iniziato nel lontano 1847

Cannone del Gianicolo che spara a mezzogiorno, tradizione romana


l Cannone del Gianicolo che ogni giorno spara a mezzogiorno è una di quelle tradizioni che tutti i romani hanno nel cuore. Un'usanza iniziata tantissimi anni fa, addirittura nel 1847.

L'uso di scandire il tempo con un colpo di cannone, fu infatti introdotto a metà dell'800 da papa Pio IX, precisamente il 1 dicembre 1847, con l'obiettivo di avere un segnale unico dell'ora ufficiale, al posto del suono disarmonico, non proprio coordinato, delle campane delle chiese romane. La tradizione continuò anche con l'Unità d'Italia, il cannone sparò - ogni giorno a mezzogiorno - fino all'agosto 1903, prima da Castel Sant'Angelo, poi spostato a Monte Mario e, infine, definitivamente disposto al Gianicolo (il 24 gennaio 1904) dove lo troviamo tutt'oggi.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il cannone smise di sparare, per riprendere a segnare il mezzogiorno dei romani il 21 aprile 1959, in occasione del 2712esimo anniversario della fondazione di Roma. Da allora venne utilizzato un cannone campale da 75mm, usato dall'Artiglieria del Regno d'Italia per aprire la Breccia di Porta Pia, mentre non si hanno notizie sul tipo di cannone utilizzato in precedenza.

Successivamente quel cannone venne sostituito da un obice da 149/13 la cui bocca da fuoco, preda bellica dell'Esercito Austro-Ungarico nella Prima Guerra Mondiale. Ma anche questo cannone smise di sparare il 1 febbraio 1991. Attualmente, il cannone che spara a mezzogiorno a Roma, è un obice risultato di un assemblaggio della bocca da fuoco da 105/22 su affusto di 88/27 impiegati durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ormai da anni, il segnale per far sparare il cannone, arriva via telefono, ma in passato, l'Osservatorio del Collegio Romano inviava il segnale in questo modo: una palla in vimini veniva fatta cadere lungo un’asta sul tetto della Chiesa di Sant’Ignazio, spettava ad un militare, munito di binocolo, controllare il momento in cui la palla cadeva e dare l'ok allo sparo.


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